AIM
Attraverso i Muri
AIM rappresenta un percorso di ricerca e progettualità che coinvolge Cittadellarte, l’Unione Industriale Biellese e gli imprenditori del territorio.
Propone modi innovativi di promozione di un territorio, riscoprendone e valorizzandone i punti di forza.
AIM mette in relazione le energie dell’impresa con quelle artistiche e suggerisce, attraverso la riqualificazione architettonica di fabbricati industriali, un nuovo rapporto tra etica della produzione e estetica dell’arte.

Lo schema progettuale ideato, diretto e coordinato da Cittadellarte dal 2003 al 2006, ha seguito diverse fasi, operando in continuo contatto con l'Unione Industriale che ha curato i rapporti con gli imprenditori, messo in moto e realizzato le attività necessarie alla gestione del progetto nei confronti dell'amministrazione regionale.

Fasi del progetto:

  • visite presso le aziende coinvolte ed incontri con gli imprenditori, i lavoratori e i rappresentanti industriali
  • elaborazione e sviluppo delle idee di intervento attraverso workshop sia presso la sede della Fondazione Pistoletto, sia online
  • selezione delle idee più interessanti e coerenti da parte di una autorevole giuria esterna
  • sviluppo delle idee prescelte in collaborazione con le aziende
  • studio di fattibilità, progettazione definitiva ed esecutiva
  • direzione artistica e tecnica delle operazioni di realizzazione e di cantiere dei singoli interventi
“L'opera, ideata per l'Unione Industriale Biellese, visualizza il processo  biologico della moltiplicazione, originato dalla divisione della cellula.
Nel mio lavoro artistico questo processo cellulare si realizza con la divisione in due parti di uno specchio. I due specchi risultanti, riflettendosi reciprocamente, si moltiplicano via via, fino all'infinito. La divisione degli specchi, così come per le cellule biologiche, produce moltiplicazione e crescita.
Nel contesto della società questo processo di “moltiplicazione per divisione” assume il significato di “condivisione”.
Sul muro a nord del palazzo UIB di Biella, ho schematizzato, con l'uso di aste metalliche colorate, una sequenza che rappresenta la crescita e la moltiplicazione, partendo dalla divisione dell'asta iniziale.
L'opera simboleggia il concetto di “con-divisione” come principio ispiratore dell'attività associativa che svolge l'Unione Industriale”.
Michelangelo Pistoletto, artista



“L'Unione Industriale Biellese è onorata che Michelangelo Pistoletto abbia accettato di elaborare personalmente l'opera d'arte che – nel quadro dell'iniziativa AIM – è stata collocata sul muro nord del palazzo che inconfondibilmente rappresenta, da quasi 70 anni, la casa degli industriali biellesi.
I significati, profondi e suggestivi, che l'opera Con-divisione rappresenta e richiama sono illustrati dalle parole dell’Autore stesso, sopra riportate.
Ad esse si può forse aggiungere il pensiero che il titolo e il significato dell'opera traggono un fattore di sottolineatura, quasi un supplemento di forza comunicativa, dal fatto, non casuale, che un'opera intitolata Con-divisione si proponga al pubblico comparendo sul muro dell'Unione Industriale Biellese.
Quel muro, infatti, è testimone silenzioso della vita degli imprenditori del Distretto Industriale Biellese che, fin dal 1864, tra i primi in Italia, hanno trovato la ragione fondamentale della loro Associazione, proprio nella condivisione.
Lo scopo essenziale dell'UIB è esattamente quello di “condividere”: non solo – fra imprenditori – i problemi di competitività delle aziende, ma anche – insieme a tutti i biellesi, qualsiasi attività venga svolta e qualsiasi progetto venga perseguito – le esigenze di sviluppo economico e sociale del territorio.
Così, come ha fatto il Maestro Pistoletto, quando, felicemente per tutti, una quindicina di anni fa ha deciso di costruire a Biella la sua Cittadellarte”.
Ermanno Rondi, Presidente dell’Unione Industriale Biellese
“Vivere a colori. Vivere a colori vivi.
Un’umanità sotto i colori del cielo. Un unico cielo dalle molteplici sfumature. Tinte diverse a seconda dello sguardo che le incontra: i colori non appaiono allo stesso modo agli occhi di tutti. Dipende da come li guardiamo, da come desideriamo vederli.
Differenti prospettive nella necessità condivisa di vivere i colori.
Questa immagine suggestiva trova in una superficie cilindrica di notevoli dimensioni il suo supporto ideale. Il cilindro è infatti una struttura volumetrica dagli infiniti lati, ideale per descrivere l’immensità della volta celeste, per esprimere la qualità specifica del cielo di essere in ogni luogo nello stesso tempo.
Attraverso la scelta di una serie di monumenti particolarmente significativi, l’opera intende rappresentare simbolicamente tutte le città del mondo raccolte sotto uno stesso manto multicolore. La frase, composta di parole che si inseguono all’infinito, è un messaggio ottimistico, un invito a ritrovare il colore della vita, in tutte le diverse sfumature, nel presente intangibile dell’atmosfera.
Osservando l’opera, l’immaginazione corre alla vita di Tegucigalpa e Parigi, al mondo così come appare a Sidney o a Rio de Janeiro. Tante città, prospettive lontane e diversificate, ma riunite tutte sotto lo stesso orizzonte, sotto i colori vivi dello stesso cielo”.
Alejandro Vásquez Salinas, Artista

“Vivi a colori vivi: un messaggio attuale, oggi più che mai; universale, come raffigurato dalle più importanti città del mondo, rappresentate dai loro monumenti simbolo. Un messaggio di ottimismo e di speranza in questo mondo dove sempre di più la vita si tinge di colori grigi. Sopra: il cielo sereno. Sotto: lo stesso rappresentato a colori vivi immezzato alle nuvole. È un messaggio di fiducia e di sprono a continuare a lavorare e vivere con gli stessi principi e valori che hanno reso importante e famosa l'industria tessile biellese nel mondo”.
Stefano Ferraris, Amministratore Delegato Finissaggio & Tintoria Ferraris
“L’opera realizzata a Trivero nasce da una riflessione su due aspetti che caratterizzano le attività del Gruppo Ermenegildo Zegna.
Il primo è la capacità di collegare luoghi geografici diversi e distanti attraverso la produzione e la distribuzione dei suoi prodotti, quindi la capacità di agire globalmente a partire da un piccolo centro, Trivero.
Il secondo è il senso di responsabilità ambientale e di interazione etica con il territorio, quindi la capacità di agire localmente per la conservazione dell'ambiente.
L’immagine della foglia che racchiude al suo interno la mappa del mondo e una serie di associazioni di parole distribuite come fossero luoghi geografici, rappresenta la sintesi di questi due aspetti. La natura del tessuto Zegna nasce da un’attenta selezione delle materie prime, dalla lavorazione accurata e dalla creatività delle persone, requisiti che donano al prodotto la sua eccellenza. Allo stesso modo, il tessuto organico di una foglia è frutto esemplare dell’intelligenza della natura. In quest’opera la foglia è simbolo di azione locale e globale, imprenditoriale e ambientale”.
Juan E. Sandoval, Artista

“Il primo messaggio che suggerisce il progetto di Juan E. Sandoval sottolinea il forte legame del Gruppo Ermenegildo Zegna con il territorio.
Particolare, infatti, è la scelta del luogo destinato all'opera: non la facciata o i muri perimetrali del Lanificio, ma uno spazio pubblico molto significativo, che costituisce da una parte l'ingresso al Centro Zegna, sede di tutte le opere sociali volute da Ermenegildo Zegna per la comunità di Trivero, dall’altra, l'inizio della Strada Panoramica Zegna, asse portante intorno al quale si sviluppa il progetto Oasi Zegna, teso a valorizzare l'area montana sovrastante.
L'opera Tessuto dalla natura / Natura del tessuto ha una notevole forza comunicativa, sia per la sua collocazione che per il messaggio trasmesso: la foglia è un elemento naturale che vuole essere simbolo di un rapporto privilegiato tra uomo, cultura e natura, in linea con i principi da sempre osservati nella storia del Gruppo Zegna. Inoltre, le nervature della foglia rappresentano il diffondersi, a partire da Trivero, dello sviluppo imprenditoriale che arriva a toccare ogni parte del mondo, come una linfa che si espande trasmettendo la sua azione propulsiva e vitale”.
Anna Zegna, Direttore Immagine del Gruppo Ermenegildo Zegna, Presidente della Fondazione Zegna e Laura Zegna, Responsabile Territoriale del Progetto Oasi Zegna

“Durante l'ideazione del progetto ero consapevole della mia posizione di outsider rispetto all'Italia, alla cultura del business e, soprattutto, al lavoro dentro la fabbrica. Da come ho inteso il progetto, questo rappresentava un primo passo per un dialogo tra produzione culturale e industriale partendo per certi aspetti da premesse diverse, dalle dure facciate esterne delle fabbriche, nella speranza di renderle più fluide, attraenti e comunicative. Questo lavoro spera di comunicare a livello universale con un messaggio dal finale aperto. Non volevo rivolgermi ad alcun gruppo o comunità in particolare (come potrebbero essere i dipendenti dell'azienda stessa), o essere dogmatico nel contenuto che potrebbe essere comunicato da questo grande murales. Il lavoro è stato diviso in due parti. La prima consiste in sei mappe della terra che rappresentano la formazione dei continenti in differenti ere geologiche, dal periodo Cambriano (570 milioni di anni fa) fino ai giorni nostri, attraverso il periodo Carbonifero (340 milioni di anni fa), il Permiano (280 milioni di anni fa), il Jurassico (195 milioni di anni fa) e l'epoca Eocenica (50 milioni di anni fa). Le mappe sono state fabbricate in acciaio dipinto e hanno un rilievo di 5 centimetri dalla superficie del muro. La seconda parte è un testo di lettere tridimensionali, fabbricato in acciaio pitturato, sovrapposto alle mappe, che dice: "Il cambiamento è inevitabile". Il progetto trae ispirazione dalla posizione geografica e geologica di Biella, situata come è, tra una pianura e le Alpi italiane. La città occupa una posizione geologica interessante, caratterizzata da un lento processo di cambiamento, che richiama la formazione geologica della Terra, durante la quale le zolle tettoniche collisero e si separarono dando vita a fenomeni come quelli delle Alpi un movimento che continua ancora oggi, cambiando lentamente le masse terrestri che ci hanno preceduto, sotto i nostri piedi. Il lavoro vorrebbe invitare a riflettere sul trascorrere del tempo e suscitare un senso di possibilità; suggerisce che alcuni cambiamenti avvengono di fronte ai nostri occhi senza che ce ne rendiamo conto, mentre altri sono più tangibili e dipendono dalle azioni umane e ci ricordano che, sebbene sappiamo di essere responsabili dell'ordine delle cose, alcune cose ci sfuggono e sono fuori dalla nostra portata. Il tempo passa e l'economia, la geologia e la geografia si trasformano”.
Charlie Jeffery, artista

“Il progetto Il cambiamento è inevitabile racchiude, secondo noi, un concetto molto interessante, che mostra la situazione in cui si trova la nostra azienda, ma non solo, trovandosi, infatti, il mondo intero in un periodo di grande cambiamento economico, politico, climatico. L'idea di Charlie di raffigurare la terra nella sua evoluzione geologica è un messaggio incoraggiante. Significa che non siamo in grado di fermare i cambiamenti, ma al contrario dobbiamo essere capaci di reagire e di lavorare con essi. Solo attraverso umiltà e flessibilità, coerenza, determinazione e naturalmente passione entusiastica, saremo protagonisti di questa nuova era”.
Ercole Botto, proprietario del lanificio Successori Reda S.p.A.

“Abbiamo sviluppato il progetto Skin to Skin per il lanificio Giuseppe Botto & Figli a partire dalla rappresentazione dei profili delle persone coinvolte nel processo produttivo. Sono stati utilizzati i colori della pelle delle popolazioni dei paesi da cui provengono le materie prime e quelli in cui i tessuti prodotti vengono esportati. Non ci siamo limitati a colorare le pareti esterne: siamo entrati nella fabbrica per sviluppare idee insieme ai lavoratori, in modo che il contributo creativo non fosse imposto esclusivamente dall'esterno, in modo estemporaneo, ma risultasse da uno scambio reale con chi vive quotidianamente quegli spazi. Intervenire sul paesaggio significa anche creare il paesaggio. Non abbiamo voluto dar vita a un progetto che contrastasse con le strutture esistenti: abbiamo invece lavorato con la storia e il background del territorio”.
Ulrike Kohnen-Zülzer, artista e Kane Do, artista

“È stata molto interessante la scelta di utilizzare i profili di volti: rappresentano l’individuo, ed è l’insieme di individui che contribuisce alla produzione e che crea la fabbrica. I volti, tutti insieme uno a fianco all'altro, rappresentano il sistema produttivo: molte persone lavorano individualmente, ma il sistema è comunque unico. Il profilo doveva essere femminile data la straordinaria importanza del contributo delle donne nell'industria tessile da sempre. L’intervento di Ulrike e di Kane è un omaggio al territorio biellese e alla sua gente, donne e uomini che hanno saputo creare  nel tempo qualcosa di molto importante: l’eccellenza del lavoro che si fonda sulla creatività umana, il reale motivo per cui la nostra azienda ha deciso di non delocalizzare la propria produzione”.
Ferdinando Botto, proprietario del lanificio Giuseppe Botto & Figli
Info:
Juan Esteban Sandoval, Coordinamento ufficioarte
Laura Spolaore, ufficioarte