Michelangelo Pistoletto in mostra al Museo Nazionale di Belle Arti dell’Avana dal 25 novembre 2016 al 13 marzo 2017

La Redazione,09/11/2016

La performance che aprirà la mostra è, di per sé, già altamente emblematica: una nuova “Walking Sculpure” (simile alla celebre “Sfera di giornali” fatta passeggiare la prima volta nel 1967 per le strade di Torino) sarà fatta rotolare per le strade dell’Avana.

MICHELANGELO PISTOLETTO
Museo Nazionale di Belle Arti dell’Avana, Edificio Arte Universal
Dal 25 novembre 2016 al 13 marzo 2017 

Performance “Walking Sculpure”: 17:30 – Inaugurazione: 18:00
 
 
 
Il Museo Nazionale di Belle Arti dell’Avana, in Collaborazione con Galleria Continua e Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, ha l’onore di presentare la prima mostra personale a Cuba dell’artista italiano, protagonista e forza dinamizzatrice del movimento artistico dell’Arte Povera: Michelangelo Pistoletto.

La performance che aprirà la mostra è, di per sé, già altamente emblematica: una nuova “Walking Sculpure” (simile alla celebre “Sfera di giornali” fatta passeggiare la prima volta nel 1967 per le strade di Torino) sarà fatta rotolare per le strade dell’Avana rappresentando “la libertà di movimento e la partecipazione individuale di tutti. Se si lancia una sfera tra le persone, reagiranno alla sfera e inizieranno a giocare con essa, cercando di spingerla verso un obiettivo, cogliendo l’occasione. In questo caso, la palla è anche una grande metafora degli incontri della vita e delle interazioni”.
L’esposizione offre un’amplissima panoramica dell’intera carriera artistica del Maestro, dai suoi esordi, fino ai giorni nostri. La selezione di opere esposte, infatti, include tanto i lavori storici più rappresentativi dell’inizio dell’attività artistica di Pistoletto – per citarne solo alcuni: “Autoritratto Argento” del 1960, le opere della serie “Oggetti in meno” (1965-1966) o la “Venere degli stracci” datata 1967-1974 -, quanto le opere più recenti. Tra queste, un’intera nuova serie di quadri specchianti.

 
Vista dell’esposizione “Michelangelo Pistoletto”, Museo Nacional de Bellas Artes, L’Avana, Cuba, 2016
Foto Paola Martínez Fiterre. Courtesy GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana
 
Michelangelo Pistoletto. La mostra
L’idea di produrre un ciclo di quadri specchianti emerse nel 2015, durante la permanenza dell’artista sull’isola, in occasione della sua partecipazione alla XII Biennale dell’Avana. Le diciotto opere nuove sono testimonianze della vita quotidiana cubana e mostrano, su fondi riflettenti, persone fotografate per strada o in comuni spazi pubblici. Ciascuno dei soggetti immortalati è occupato in semplici attività quotidiane, senza posture e gesti costruiti o forzati.
Un’altra opera fondamentale del percorso espositivo è “Thirteen less One”: tredici specchi, oggetto della performance di Pistoletto eseguita durante la XII Biennale dell’Avana e ora appartenenti alla collezione permanente del Museo. Pistoletto ha così descritto l’opera: “i grandi specchi incorniciati e collocati lungo le pareti della stanza aprono lo spazio riflettendosi l’un l’altro e moltiplicando la presenza degli osservatori. Lo specchio offre la sua superficie allo spazio reale, a testimonianza della sua stessa infinita estensione spaziale e temporale. Quando lo specchio viene rotto, il suo potere riflettente non è perso, ma moltiplicato, tante volte quanti sono i suoi frammenti. La rottura di ogni specchio incorniciato è come una piccola esplosione che moltiplica le particelle della riflessione e rimane in mostra come memoria di un preciso istante del passato incessantemente riflesso in un nuovo presente. Ogni specchio rotto è quindi un documento di un evento che marca un preciso istante nel fluire del tempo.”
Riunendo le opere esposte per gruppi semanticamente coerenti, tanto l’installazione “Mirror Cage – Double Square” 1975-2007, come la serie di “Two Less One” (“Two Less One” 2009, “Two Less One Black” 2011), realizzano l’unione tra la più recente ricerca di Pistoletto sugli specchi e quell’investigazione nata sul finire degli anni ’70 denominata “Divisione e moltiplicazione dello specchio”.
Anche “Buco Nero” (2010) e i due polittici intitolati “Vortice” (“Vortice-dittico” e “Vortice-trittico”, entrambi datati 2010-2013) possono essere uniti idealmente in un altro unico gruppo di opere in cui l’alternarsi di luce e oscurità è perfettamente equilibrata e bilanciata, a tal punto che i loro motivi rotatori intrecciati evocano le forme dello Yin e dello Yang. Positivo e negativo, pieno e vuoto, chiaro e scuro si confrontano conferendo a questi lavori una dimensione fisica e metafisica.
Un’area riservata alla riflessione sul rapporto tra Arte, Spiritualità e Politica, iniziata negli anni Settanta in “L’Arte assume la Religione” (1978) e sviluppata fino ad oggi nel recentissimo manifesto “Ominiteismo e Demopraxia” (2012-2016) è concretata dalla grande installazione “Il Tempo del Giudizio” del 2008, che si configura come un tempio che riprende il concetto politeistico, riunendo in uno spazio comune l’Ebraismo, il Cattolicesimo, l’Islamismo, il Buddismo. Secondo il manifesto menzionato: “nel tempo, il monoteismo ha portato religione e politica, unite, a quella verticalità che sfocia nell’assoluto, dunque nell’assolutismo e nella dittatura. Oggi questa dittatura si manifesta persino in quelle strutture politiche dichiarate democratiche. Diventa dunque necessario e urgente snidare il potere verticale e sostituirlo con una pratica orizzontale di relazioni politiche e sociali. Questo avviene con l’Ominiteismo, che si realizza orizzontalmente nell’esercizio della responsabilità personale e intraindividuale. […]
Lo stesso termine democrazia deve essere riconsiderato, per eliminare quel concetto di potere che, nonostante sia attribuito al popolo, conserva un vizio atavico di dominazione. Andando sempre più verso nuove pratiche di equilibrio socio-politico si potrà sostituire al concetto di potere, ovvero –cràtos, quello di pratica, ovvero –praxis, arrivando così a parlare di demopraxia. Il lavoro da fare è quindi quello di sviluppare le buone pratiche.”
Se in origine con i quadri specchianti Pistoletto ha portato “l’immagine a identificare fenomenologicamente lo spazio-tempo”, ora, oltre che con l’immagine, egli continua a lavorare con l’immaginazione. Attraverso di essa, l’artista si propone di configurare lo scenario che si apre verso il futuro, lasciando ancora una volta aperto quel flusso “trinamico” del tempo che include inevitabilmente passato, presente e futuro.