Responsabilita’ creativa in architettura: intervista a Michelangelo Pistoletto, artista, Paolo Naldini, Amministratore Delegato di Cittadellarte e Emanuele Bottigella e Tiziana Monterisi, architetti

La Redazione,09/01/2009

Intervista a Michelangelo Pistoletto (artista), a Paolo Naldini (Amministratore Delegato di Cittadellarte) e a Emanuele Bottigella e Tiziana Monterisi (architetti).

“Ormai lo sappiamo. Per un editto creativo felicemente emanato da Michelangelo
Pistoletto, esiste il Terzo Paradiso. Dopo quello mitico e primario abitato da Adamo
ed Eva, l’Eden ospitante la felice coabitazione del maschile e femminile, dopo il
secondo, determinato dall’accelerazione della tecnica e della sua trasformazione
in protesi tecnologica, ora abbiamo finalmente l’indicazione del Terzo Paradiso.”
Achille Bonito Oliva, L’invenzione del Terzo Paradiso in “La Repubblica”, 19 novembre 2007.

Qual è la relazione tra il grande segno del terzo Paradiso e l’architettura
di svolta nella rassegna di arte al Centro 2008?

risponde Michelangelo Pistoletto, Direttore artistico di Cittadellarte
M.P.: Il mito del Terzo Paradiso, simboleggiato dal grande segno in mostra,
pone l’abitare come snodo primario del rapporto organico tra la persona e
l’ambiente. La casa è la terza pelle per tutti noi: la prima è l’epidermide,
la seconda è l’abito e la terza pelle che ci costruiamo intorno è la casa, che
costituisce la protezione per eccellenza, ma anche la connessione tra l’individuo
e la società. La casa stabilisce le relazioni tra le singole persone e la
complessità del vivere comune. In tutti i nuclei abitativi si forma e si orga-
nizza la società. A Cittadellarte li abbiamo chiamati Organismi di Vita Abitativa,
perché intendiamo l’abitazione come cosa viva, parte della natura. Ci
creiamo questa pelle che vogliamo organica, così come siamo organici noi
e il mondo che ci circonda.
La parola Paradiso proviene dalla antica Persia e significa giardino protetto.
Nella mostra i tre cerchi significano la protezione del Terzo Paradiso, inteso
nelle dimensioni della vita comune sul pianeta. La dimensione dei cerchi
esterni rimane fissa a rappresentare il passato, mentre la dimensione del cerchio
centrale è destinata alla crescita. I due cerchi significano: uno il Paradiso
naturale in cui l’uomo era totalmente integrato nella natura, l’altro il Paradiso
artificiale creato dall’uomo. Nell’unione dei due si genera il Terzo Paradiso.
Tra il simbolo artistico e la pratica architettonica si stabilisce una prospettiva
e un sodalizio rivolti a risolvere e superare il conflitto epocale che si è
creato nella disgiunzione dei due mondi naturale e artificiale.
Questa mostra è una dichiarazione di impegno che arte e architettura assumono
nel processo globale di trasformazione sociale responsabile.

L’Onu ha proclamato il 2008 anno internazionale del Pianeta terra,
con l’obiettivo di coinvolgere ogni Stato a fornire risposte scientifi-
camente valide e strumenti adatti a ridurre la vulnerabilità del nostro
Pianeta. Quale contributo dà Cittadellarte e più in generale cosa
può fare il mondo della cultura e dell’arte per il nostro Pianeta?

risponde Paolo Naldini, Amministratore Delegato di Cittadellarte
P.N.: Sappiamo che l’industria edile nel suo complesso è massimamente
responsabile degli effetti negativi sul Pianeta, sia dell’effetto serra, sia dell’inquinamento,
sia di una grossa quantità di rifiuti che non vengono adeguatamente
degradati e reintegrati nel ciclo naturale.
Esiste un concetto di civitas dell’arte intesa come posizione di responsabilità
e di attività sul mondo, che si esercita non solo a livello locale, ma che
considera tutto il pianeta come la propria casa. Nella visione cosmopolitica
della civitas dell’arte il locale diventa il globale.
La creatività responsabile, vocazione di Cittadellarte, può essere una delle
leve per contribuire a diffondere la consapevolezza della necessità di una
svolta epocale. Cittadellarte stessa, ex lanificio tessile, dimostra come un
riuso, piuttosto che una nuova edificazione, possa in alcuni casi costituire
una strategia sostenibile. Ma non è solo l’edificio in se stesso che attua
pratiche di trasformazione responsabile: le attività di formazione, le mostre
e l’in-formazione, i rapporti con il mondo dell’impresa e l’avvio di nuove
iniziative produttive, fino ad arrivare alla spiritualità insita nel rapporto tra
l’uomo e il mondo, sono tutti elementi concreti della strategia che quotidianamente
informa le attività di Cittadellarte. In questo modo il rapporto
tra arte e sostenibilità supera la dimensione dell’annuncio per entrare nella
sfera progettuale, nel mondo del fare.

Che cosa sta facendo Cittadellarte dal punto di vista della sostenibilità?

P.N.: L’anno scorso abbiamo inaugurato una mostra sui Prodotti di Svolta
con la quale abbiamo realizzato attività di diffusione e di promozione della
cultura della sostenibilità ambientale e dell’edilizia responsabile. Abbiamo
conosciuto e avviato una proficua collaborazione con l’Associazione Nazionale
di Bioarchitettura ANAB, con cui oggi lanciamo due nuove attività, ovviamente
interconnesse, su questa matrice: la realizzazione di un Osservatorio
Italiano dei progetti architettonici di svolta e N.O.V.A.CIVITAS (Nuovi
Organismi di Vita Abitativa), un’impresa di progettazione architettonica e
di commercializzazione di prodotti di edilizia di svolta.
Ma occorre trovare il modo di non rimanere soli nel fare. A questo proposito
abbiamo realizzato la prima edizione di un percorso formativo post laurea
in collaborazione con Città Studi di Biella e Accademia di Belle Arti di
Torino denominato Master dell’impresa culturale e sostenibile, la missione
culturale del prodotto italiano. Gli allievi hanno studiato modelli di interazione
tra la creatività dell’arte, i territori, le imprese e le amministrazioni
pubbliche, finalizzati ad uno sviluppo sostenibile, acquisendo competenze
specialistiche utili ad un possibile percorso professionale all’interno delle
imprese, del settore pubblico o come soggetti autonomi.

In quali altri contesti si esercita la creatività responsabile a
Cittadellarte?

P.N.: La creatività responsabile è declinata a Cittadellarte anche in altre
discipline o linguaggi, a partire da quello della letteratura. Una parte
di Arte al Centro è rappresentata da una mostra che si intitola Letterature
di Svolta, che espone i saggi e le opere letterarie che negli ultimi
vent’anni hanno contribuito a lanciare messaggi di cambiamento verso
la trasformazione sociale responsabile e che quest’anno si declina sul
tema dell’edilizia responsabile.
Il 2008 è anche l’anno del dialogo interculturale. Cittadellarte con Love Difference,
Movimento Artistico per una Politica InterMediterranea sta realizzando
un ambizioso progetto, finanziato dal fondo culturale europeo, chiamato
AS_TIDES NETWORKS, che realizza una serie di workshop interculturali
nelle città di Bruxelles, Barcellona, Graz e Malta, estendendo la Geografia
della Trasformazione, la rete dei contatti di Cittadellarte che nel mondo sviluppano
progetti indirizzati ad una trasformazione responsabile della società
attraverso idee e progetti creativi, in una parola la civitas dell’arte.
 

Senza innovazione non c’è progresso. Ma sempre più spesso le soluzioni
più all’avanguardia arrivano dal passato. La svolta che deve
fare oggi l’architettura significa tornare indietro?

rispondono Emanuele Bottigella e Tiziana Monterisi, Ufficio Architettura di Cittadellarte
E.B.: L’architettura del passato, anche solo quella di un secolo fa, seguiva
regole costruttive che dovrebbero ritornare ad essere fondamentali anche nell’architettura
contemporanea, perché capaci di garantire ottime prestazioni
dal punto di vista energetico e del comfort abitativo: l’utilizzo di volumi compatti,
l’orientamento che sfruttava il massimo irraggiamento solare, l’impiego
di soluzioni architettoniche che evitavano dispersioni di calore e di luce, l’utilizzo
di materiali naturali tipici del territorio. Tutto ciò deve essere guardato
oggi come ad un modello di sostenibilità per l’ambiente e per l’uomo.
T.M.: L’architettura oggi deve rapportarsi al passato e alla tradizione nell’ottica
dell’innovazione tecnologica e del benessere del pianeta.
I materiali che impiega non dovrebbero derivare dal ciclo aperto della petrolchimica
ma dalla filiera corta della chimica vegetale e da foreste certifi-
cate, cioè gestite in maniera sostenibile.
Come in passato, inoltre, l’architettura naturale si serve di materiali locali
che contribuiscono alla valorizzazione del patrimonio territoriale, riducendo
l’inquinamento legato al trasporto.

Costa di più un edificio costruito secondo i criteri dell’architettura
naturale?

E.B.: I costi aggiuntivi iniziali vengono recuperati successivamente. Infatti
la bioarchitettura considera il bilancio energetico ed economico dell’intero
ciclo di vita dell’edificio. Se poi oltre al risparmio energetico nel bilancio
entra in gioco anche il fattore della salute dell’uomo, allora l’architettura
naturale è senza ombra di dubbio conveniente anche da un punto di vista
economico.

Come mai è ancora poco diffusa l’architettura naturale in italia?
E.B.: L’architettura naturale segue una prospettiva economica diversa rispetto
all’economia tradizionale per cui un prodotto deve costare meno per
avere un maggiore mercato. La spinta maggiore per questo tipo di architettura
è legata esclusivamente alla diffusione di una cultura della sostenibilità
nel cittadino. Così è avvenuto nei paesi del Nord Europa oppure in Austria,
dove questo tipo di cultura non ha tardato ad essere presente e dove le leggi,
paradossalmente, sono subentrate in un secondo momento. In Italia è successo
esattamente l’opposto: ci stiamo adattando faticosamente a un certo
tipo di normativa imposta dal legislatore, a cui né i progettisti, né gli impresari
sono preparati.

Quali sono le principali problematiche con le quali si deve confrontare
l’architetto che opera nel campo dell’architettura naturale nel
nostro Paese?

E.B.: La grande difficoltà dell’architetto in Italia sta nel trasmettere al committente
i valori della sostenibilità, divenendo mediatore tra una cultura di
mercato e una cultura sostenibile.
T.M.: L’Italia è indietro rispetto ad altre parti d’Europa. Tuttavia esiste già
un’attività italiana di grande valore di architettura naturale che abbiamo
voluto rappresentare in questa mostra, realizzata grazie alla collaborazione
di ANAB. I progetti esposti non sono né vogliono essere esaustivi del
panorama italiano. Rappresentano invece un importante punto di partenza
per realizzare a Cittadellarte un Osservatorio sull’Architettura di Svolta in
Italia. Contemporaneamente si vuole realizzare un Atlante, in collaborazione
con Edizioni Ambiente, per creare degli itinerari che rendano visibile il
patrimonio di architettura naturale italiano.

 
intervista a cura di Federica Cerutti, giornalista e ufficiocomunicazione di Cittadellarte
pubblicata per la prima volta su "Arte al Centro di una Trasformazione Sociale Responsabile: Architettura di Svolta", inserto dell’Eco di Biella del 22 maggio 2008.