FRAC
Fondo Regionale Arte Contemporanea
Il FRAC, Fondo Regionale Arte Contemporanea, istituito nel 2007 dalla Regione Piemonte e finalizzato all’acquisizione di opere di giovani artisti durante la Fiera Artissima, ha come obiettivo la promozione e diffusione dell’arte contemporanea tra i giovani e sul territorio.
Le opere della collezione sono infatti destinate ad essere esposte in vari spazi pubblici regionali tra cui scuole, biblioteche e centri d’arte.
La circolazione della collezione rappresenta l’aspetto centrale di una politica di sviluppo del territorio mirata a ridurre le disparità geografiche, sociali e culturali tra le diverse aree, creando sinergie con altre istituzioni culturali educative e le realtà locali.
Le finalità della collezione sono in primo luogo didattiche e culturali.
Nei vari centri regionali per l’arte contemporanea, il pubblico, ed in particolar modo le giovani generazioni, entrano in contatto con le nuove tendenze e le ultime ricerche nel campo della cultura visuale del mondo contemporaneo.
Le mostre sono affiancate da una intensa attività didattica, volta a rendere accessibile il lavoro degli artisti così come le dinamiche strutturali interne al sistema dell’arte.
La nascita del FRAC, sulla scia dei Fondi regionali per l’arte contemporanea istituiti in Francia per regolare l’intervento dello Stato nel settore e per stimolare il processo di democratizzazione delle arti visive, rappresenta una scelta unica ed innovativa che pone la Regione Piemonte all’avanguardia in Italia nelle politiche culturali di sostegno all’arte contemporanea rispetto a tutte le altre regioni italiane e anche nel contesto internazionale, dove l’esempio della Francia è diventato un modello di successo.
Istituiti nel 1982, i Frac francesi hanno permesso una decentralizzazione culturale e una intensa diffusione dell’arte su tutto il territorio nazionale, sviluppando anche un’attività regolare a carattere pedagogico. Attraverso questi fondi la Francia si è dotata di un notevolissimo patrimonio d’arte contemporanea che comprende attualmente più di 17.000 opere realizzate da circa 3.700 artisti.
Le opere della collezione del FRAC Piemonte sono state acquisite all’interno dell’edizioni 2007, 2008 e 2009 della fiera d’arte contemporanea Artissima grazie all’istituzione di un fondo regionale finalizzato all’acquisizione di opere di giovani artisti emergenti, italiani e stranieri.
Le opere ad oggi sono 35 e gli artisti sono Lara Almarcegui, Giorgio Andreotta Calo’, Rosa Barba, Iñaki Bonillas, Tobias Buche, Etienne Chambaud, Keren Cytter, Sebastian Diaz Morales, Sam Durant, Jimmie Durham, Cyprien Gaillard, Vidya Gastaldon, Lothar Hempel, Ian Kiaer, Robert Kuśmirowski, Josephine Meckseper, Tom Molloy, Lisa Oppenheim, Gyan Panchal, Evariste Richer, Bojan Śarčević, Reena Spaulings, Ignacio Uriarte, Clemens von Wedemeyer, Attila Csörgö, Oscar Tuazon, Danh Vo, Duncan Campbell, Chu Yun, Dorothy Iannone, Goshka Macuka, Ulla von Brandenburg, Armando Andrade Tudela, Gintaras Didžiapetris.
La Collezione Frac, di proprietà della Regione Piemonte, è dal 2011 depositata presso la sede di Cittadellarte-Fondazione Pistoletto, Biella.
Cittadellarte svolge anche le funzioni di gestione e valorizzazione della collezione e del progetto generale.
La bellezza dell’assenza_mostra della collezione FRAC Piemonte
spazio “In primo luogo”, via Corte d’Appello 7bis e via Garibaldi 18, Torino
da giovedi 13 novembre a domenica 16 novembre 2014 dalle 16 alle 19:30
da giovedi 13 novembre a domenica 16 novembre 2014 dalle 16 alle 19:30
a cura di Cecilia Guida
La collezione del Fondo Regionale per l’Arte Contemporanea FRAC della Regione Piemonte, esposta nelle edizioni della manifestazione annuale “Arte al centro di una trasformazione sociale responsabile” tenute a Cittadellarte-Fondazione Pistoletto nel 2012 e nel 2013, è in mostra anche nello spazio “In primo luogo” a Torino in occasione di Artissima e nella settimana successiva.
In questa circostanza la selezione degli artisti e delle relative opere è stata fatta preferendo coloro i quali sono impegnati in un’indagine sul reale al fine di filtrarne e sintetizzarne la complessità, e i cui lavori, più che segni puntuali, tracciano linee volte all’allargamento delle possibilità espressive e interpretative. Nella scelta si è data una particolare attenzione ai giovani artisti che riflettono sulla funzione dell’arte e sperimentano legami e relazioni inedite con altri ambiti disciplinari, da sempre principali interessi e obiettivi di Cittadellarte.
Testo critico di Cecilia Guida
"Nell’opera del 2008 di Ulla von Brandenburg, Bühne II (Palcoscenico II), per la prima volta in mostra per il FRAC, sono presenti alcuni degli elementi tipici del lavoro dell’artista, a partire dal teatro, inteso come allegoria della vita e metafora delle interazioni sociali. I tre acquarelli arancioni – volutamente appesi capovolti o girati di lato – raffigurano dei palchi teatrali abbozzati o lacunosi: nel primo da sinistra mancano le figure, nel secondo si distingue un attore sdraiato che si appoggia su un braccio e nel terzo aleggia al centro il volto di un fantasma. Ogni immagine è incompleta ed esprime un’illusione, un’ombra o un riflesso, così come il foglio di carta nera con il grande foro irregolare che ricorda una scena, oppure il nastro viola che, nell’evocare un nodo, crea una macchia di colore sul muro.
Il tema dell’assenza è presente anche nell’opera di Gintaras Didžiapetris Conversation Piece (2008), dove si ascolta un dialogo tra due uomini riguardo a un appuntamento mancato. La conversazione, basata su un codice segreto, è stata trovata nell’archivio del KGB lituano e fa riferimento a un episodio apparentemente insignificante della storia, poiché i due personaggi non si sono mai incontrati. Tuttavia, l’artista, che, rispetto all’abbondanza delle immagini, all’aggiunta di oggetti e alle storie ufficiali, preferisce l’assenza, le cose mancanti o inesistenti, cambia il contesto dell’appuntamento e, per un lavoro commissionato dal FRAC Lorraine (Metz), mette in scena in un parco non una conversazione telefonica ma un incontro vero e proprio che fa riprodurre a due attori in modo del tutto casuale. In questo modo, partendo da un contenuto preesistente ma cambiando le coordinate della situazione, lo scambio di battute tra i due diventa di una banalità quasi metafisica.
Evariste Richer nell’opera Le Grêlon (2006) indaga il legame tra il tempo e lo spazio, tra il microcosmo e il macrocosmo, tra la previsione e la casualità. Un dado da gioco, simbolo per eccellenza del destino, si trova in cima a un’asta e gira vorticosamente all’infinito senza mai fermarsi. Il movimento diventa presto ipnotico, invano l’osservatore aspetta che il dado si fermi. L’opera esamina l’oscillazione tra il personale e l’universale, tra il sé e l’altro, il continuo divenire dialettico tra ciò che vediamo e ciò che sappiamo. Sospeso l’enigma ottico, ciò che resta è sia una sensazione destabilizzante di impotenza, sia l’assenza di una spiegazione teleologica alla nostra vita, mancanza che diventa il motore e la causa del desiderio di sapere di ognuno.
Chu Yun afferma che i monumenti originali, di cui le sue Dongguan sculptures (2009) sono sei piccole copie in terra cruda dell’omonima città cinese: “esistono non perché possano vantare qualche valore (estetico o di altro genere). Essi acquisiscono valore (estetico o di altro genere) perché esistono. Quindi, invece che l’estetica, il significato o l’immaginazione, gli elementi che definiscono queste sculture sono la collocazione, la scala e la funzione. Come una sovrastruttura al di sopra di una base economica, possono solo assumere, e assumeranno, una forma simile. Quindi, se mutano la realtà e il terreno su cui prosperano, sono condannate a estinguersi, assolvendo l’unica funzione di esempi storici di un’ideologia senza storia.” Con questa dichiarazione l’artista affronta il complesso rapporto tra paesaggio naturale e paesaggio culturale, laddove la scelta di replicare dei grandi edifici con fragili oggetti di terra, come fossero ready-made in miniatura, si inserisce all’interno della critica compiuta dalle avanguardie europee del secolo scorso contro l’autonomia e il significato dell’arte per lo sconfinamento di quest’ultima nella vita quotidiana."
Il tema dell’assenza è presente anche nell’opera di Gintaras Didžiapetris Conversation Piece (2008), dove si ascolta un dialogo tra due uomini riguardo a un appuntamento mancato. La conversazione, basata su un codice segreto, è stata trovata nell’archivio del KGB lituano e fa riferimento a un episodio apparentemente insignificante della storia, poiché i due personaggi non si sono mai incontrati. Tuttavia, l’artista, che, rispetto all’abbondanza delle immagini, all’aggiunta di oggetti e alle storie ufficiali, preferisce l’assenza, le cose mancanti o inesistenti, cambia il contesto dell’appuntamento e, per un lavoro commissionato dal FRAC Lorraine (Metz), mette in scena in un parco non una conversazione telefonica ma un incontro vero e proprio che fa riprodurre a due attori in modo del tutto casuale. In questo modo, partendo da un contenuto preesistente ma cambiando le coordinate della situazione, lo scambio di battute tra i due diventa di una banalità quasi metafisica.
Evariste Richer nell’opera Le Grêlon (2006) indaga il legame tra il tempo e lo spazio, tra il microcosmo e il macrocosmo, tra la previsione e la casualità. Un dado da gioco, simbolo per eccellenza del destino, si trova in cima a un’asta e gira vorticosamente all’infinito senza mai fermarsi. Il movimento diventa presto ipnotico, invano l’osservatore aspetta che il dado si fermi. L’opera esamina l’oscillazione tra il personale e l’universale, tra il sé e l’altro, il continuo divenire dialettico tra ciò che vediamo e ciò che sappiamo. Sospeso l’enigma ottico, ciò che resta è sia una sensazione destabilizzante di impotenza, sia l’assenza di una spiegazione teleologica alla nostra vita, mancanza che diventa il motore e la causa del desiderio di sapere di ognuno.
Chu Yun afferma che i monumenti originali, di cui le sue Dongguan sculptures (2009) sono sei piccole copie in terra cruda dell’omonima città cinese: “esistono non perché possano vantare qualche valore (estetico o di altro genere). Essi acquisiscono valore (estetico o di altro genere) perché esistono. Quindi, invece che l’estetica, il significato o l’immaginazione, gli elementi che definiscono queste sculture sono la collocazione, la scala e la funzione. Come una sovrastruttura al di sopra di una base economica, possono solo assumere, e assumeranno, una forma simile. Quindi, se mutano la realtà e il terreno su cui prosperano, sono condannate a estinguersi, assolvendo l’unica funzione di esempi storici di un’ideologia senza storia.” Con questa dichiarazione l’artista affronta il complesso rapporto tra paesaggio naturale e paesaggio culturale, laddove la scelta di replicare dei grandi edifici con fragili oggetti di terra, come fossero ready-made in miniatura, si inserisce all’interno della critica compiuta dalle avanguardie europee del secolo scorso contro l’autonomia e il significato dell’arte per lo sconfinamento di quest’ultima nella vita quotidiana."
Memory and place disclosed
mostra a cura di Lucrezia Cippitelli
mostra a cura di Lucrezia Cippitelli
Come parla l’arte contemporanea allo spettatore? Chi è lo spettatore? Come si possono condividere processi creativi con una comunità? Cos’è una comunità? Come si può far risuonare un’opera d’arte al di fuori del mondo del circuito gallerie-collezioni-fiere d’arte? Qual è il ruolo di un’istituzione d’arte impegnata in una “trasformazione responsabile” della società?
Per la terza volta, la collezione del Fondo Regionale d’Arte Contemporanea (FRAC) della Regione Piemonte è in mostra alla Fondazione Pistoletto. A partire dal giugno 2012, la curatrice di quest’anno Lucrezia Cippitelli, insieme ai residenti di UNIDEE, ha iniziato un processo di spacchettamento della collezione, facendo domande per reinterpretare e rielaborare le opere stesse. L’approccio critico è continuato mettendo ulteriormente in discussione il ruolo dell’arte contemporanea in senso più ampio, focalizzandosi su come estendere il potenziale di una particolare opera a un’audience più ampia e più differenziata, e su come riconcettualizzare il modo in cui le opere vengono interpretate dai soliti sospetti.
Sovvertendo il sistema curatoriale standard che generalmente organizza opere d’arte selezionate secondo un tema predefinito – come atto di induzione – la mostra del FRAC di quest’anno è stata guidata da una pratica collettiva di dialogo e interpretazione. Il risultato è una prospettiva curatoriale sviluppata come deduzione: dopo una profonda analisi collettiva, i lavori selezionati some emersi come una scelta necessaria, legata alla ricerca di ogni individuo del gruppo curatoriale, ma unita a una volontà di connessione con contesti sociali più ampi. La selezione finale delle opere converge nel tema “memoria e luogo svelati”. Memorie e luoghi sono i frammenti di storie e storia che artisti come Kuśmirowski, Campbell, Oppenheim, Buche (e altri) esplorano e raccontano nei loro lavori. Lo “svelare” si riferisce al processo aperto di interpretazione collettiva di queste opere e al tentativo di condividerle con un pubblico più ampio e in molteplici modi. Il “luogo svelato” rivela anche i processi di reinscenamento, in cui elementi delle opere del FRAC diventano parte o alimentazione del processo creativo dei residenti di UNIDEE.
Memory and place disclosed presenta l’atto di svelare e spacchettare come una mostra, facendo confluire opere della collezione del FRAC, lavori dei residenti UNIDEE e un documentario che mostra questo processo complesso.
artisti: Lara Almarcegui, Tobias Buche, Duncan Campbell, Sam Durant, Jimmie Durham, Robert Kuśmirowski, Lisa Oppenheim, Reena Spauling (FRAC). Ayman Alazraq, Lindsay Benedict, Angela Henderson, Dina Karaman, Karl Logge and Marta Romani, Alecia Neo, Meghna Singh (UNIDEE).
frac-lab: Ayman Alazraq, Lindsay Benedict, Angela Henderson, Dina Karaman, Karl Logge, Hektor Mamet, Alecia Neo, Marta Romani, Zaman Shah, Meghna Singh
exhibition design: Dina Karaman
documentario Back to the people, di Ayman Alazraq (regista), Angela Henderson, Karl Logge, Hektor Mamet (concept)
frac-lab: Ayman Alazraq, Lindsay Benedict, Angela Henderson, Dina Karaman, Karl Logge, Hektor Mamet, Alecia Neo, Marta Romani, Zaman Shah, Meghna Singh
exhibition design: Dina Karaman
documentario Back to the people, di Ayman Alazraq (regista), Angela Henderson, Karl Logge, Hektor Mamet (concept)
A Busca, una selezione del Frac è ospitata in Casa Francotto dal 9 dicembre 2011 all' 8 gennaio 2012, a cura di Ivo Vigna con la collaborazione di Cittadellarte-Fondazione Pistoletto.
L'evento voluto dalla Regione Piemonte, dalla Città di Busca Assessorati alla Cultura e Manifestazioni è patrocinato dalla Provincia di Cuneo ed è realizzato in collaborazione con Chelidonproject, Busca Eventi e del videomaker Micio-HC, regista di ChelidonProjectTV.
L'inaugurazione è prevista per venerdì 9 dicembre alle ore 21,00.
Le opere del FRAC vengono ciclicamente esposte in una serie di mostre in un’ottica mirata a ridurre le disparità geografiche, sociali e culturali tra le diverse aree, creando sinergie con istituzioni culturali e con le realtà locali.
A Busca sono presenti lavori di: Ignacio Uriarte, Evariste Richer, Sam Durant, Vidya Gastaldon, Jimmie Durham, Rosa Barba, Tom Molloy, Lara Almarcegui, Robert Kuśmirowski, Giorgio Andreotta Calò, Gyan Panchal, Iñaki Bonillas e Iannone Dorothy.
L'inaugurazione è prevista per venerdì 9 dicembre alle ore 21,00.
Le opere del FRAC vengono ciclicamente esposte in una serie di mostre in un’ottica mirata a ridurre le disparità geografiche, sociali e culturali tra le diverse aree, creando sinergie con istituzioni culturali e con le realtà locali.
A Busca sono presenti lavori di: Ignacio Uriarte, Evariste Richer, Sam Durant, Vidya Gastaldon, Jimmie Durham, Rosa Barba, Tom Molloy, Lara Almarcegui, Robert Kuśmirowski, Giorgio Andreotta Calò, Gyan Panchal, Iñaki Bonillas e Iannone Dorothy.
Dialoghi sull’Architettura
Mostra della Collezione FRAC Piemonte presso Cittadellarte - Fondazione Pistoletto
Artisti: Lara Almarcegui, Armando Andrade Tudela, Giorgio Andreotta Calò, Attila Csörgö, Gintaras Didžiapetris, Ian Kiaer, Gyan Panchal, Bojan Sarcevic, Oscar Tuazon, Ignacio Uriarte, Chu Yun
Per la seconda volta la collezione del Fondo Regionale per l’Arte Contemporanea della Regione Piemonte è in mostra alla Fondazione Pistoletto dove da quest’anno il FRAC ha la sua sede permanente di conservazione, deposito ed esposizione. In quest’occasione si sono volute combinare le finalità divulgative della collezione con gli apparati didattici di Cittadellarte. Le opere selezionate intessono un insieme di relazioni e riflessioni sul tema dell’architettura, dell’urbanistica e del modo in cui proiettano sentimenti e significati sugli spazi pubblici.
La mostra verrà allestita in due sale adiacenti, la prima delle quali sarà vuota al momento dell’inaugurazione proprio per consentire agli artisti che prendono parte alla residenza estiva della Fondazione Pistoletto di dialogare, per tutta la durata della rassegna, con le opere esposte, installando i loro lavori o lavori di altri artisti, architetti o designer che rispondano o si interroghino sul progetto proposto dal gruppo di opere del FRAC.
I temi prescelti spaziano dalla scultura che fa uso del modello architettonico in scala, alle analisi sul modo di concepire lo spazio urbano in contrapposizione a quello naturale, alle rappresentazioni non figurative della città fino alle domande sulle implicazioni politiche e sociali che certe architetture mettono in atto. Alcuni artisti guardano allo spazio costruito e a come noi rispondiamo ad un progetto urbanistico cambiandolo con le nostre azioni, altri registrano gli aspetti formali che costituiscono il carattere tridimensionale dello spazio in cui insceniamo la negoziazione sociale della dimensione pubblica.
Speriamo che i temi e le riflessioni tratti dai lavori in mostra possano invadere anche lo spazio lasciato vuoto per gli artisti residenti ai quali è offerta la possibilità di rielaborarli e trasformarli. Questa modalità espositiva aperta permette di intessere un dialogo continuo tra un’ipotesi interpretativa iniziale e le tematiche che affrontano nella loro esperienza a Biella i giovani artisti. Lo spazio inoltre sarà sempre aperto al pubblico che potrà cogliere l’elemento dinamico della prima sala in continuo flusso. Si tratta di un luogo a metà strada tra studio e spazio espositivo dove testare idee e intuizioni non ancora definite o aperte al feedback altrui e a nuove interrelazioni. Gli artisti potranno proporre opere non finite, cambiarle in dialogo con le altre trasformando lo spazio espositivo tradizionale in uno spazio performativo che muta nel tempo in continua conversazione con le opere del FRAC. Lo spazio ospiterà anche l’esposizione finale dei lavori dei residenti in autunno che offrirà l’occasione per riflettere sul complesso percorso di ricerca che avrà avuto luogo durante tutto il periodo della mostra.
Francesco Manacorda
La mostra verrà allestita in due sale adiacenti, la prima delle quali sarà vuota al momento dell’inaugurazione proprio per consentire agli artisti che prendono parte alla residenza estiva della Fondazione Pistoletto di dialogare, per tutta la durata della rassegna, con le opere esposte, installando i loro lavori o lavori di altri artisti, architetti o designer che rispondano o si interroghino sul progetto proposto dal gruppo di opere del FRAC.
I temi prescelti spaziano dalla scultura che fa uso del modello architettonico in scala, alle analisi sul modo di concepire lo spazio urbano in contrapposizione a quello naturale, alle rappresentazioni non figurative della città fino alle domande sulle implicazioni politiche e sociali che certe architetture mettono in atto. Alcuni artisti guardano allo spazio costruito e a come noi rispondiamo ad un progetto urbanistico cambiandolo con le nostre azioni, altri registrano gli aspetti formali che costituiscono il carattere tridimensionale dello spazio in cui insceniamo la negoziazione sociale della dimensione pubblica.
Speriamo che i temi e le riflessioni tratti dai lavori in mostra possano invadere anche lo spazio lasciato vuoto per gli artisti residenti ai quali è offerta la possibilità di rielaborarli e trasformarli. Questa modalità espositiva aperta permette di intessere un dialogo continuo tra un’ipotesi interpretativa iniziale e le tematiche che affrontano nella loro esperienza a Biella i giovani artisti. Lo spazio inoltre sarà sempre aperto al pubblico che potrà cogliere l’elemento dinamico della prima sala in continuo flusso. Si tratta di un luogo a metà strada tra studio e spazio espositivo dove testare idee e intuizioni non ancora definite o aperte al feedback altrui e a nuove interrelazioni. Gli artisti potranno proporre opere non finite, cambiarle in dialogo con le altre trasformando lo spazio espositivo tradizionale in uno spazio performativo che muta nel tempo in continua conversazione con le opere del FRAC. Lo spazio ospiterà anche l’esposizione finale dei lavori dei residenti in autunno che offrirà l’occasione per riflettere sul complesso percorso di ricerca che avrà avuto luogo durante tutto il periodo della mostra.
Francesco Manacorda