Il Terzo Paradiso

Il Terzo Paradiso è il nuovo mondo
Il simbolo del Terzo Paradiso unisce la comunità umana

Che cos’è il Terzo Paradiso?
È la fusione fra il primo e il secondo paradiso. Il primo è quello in cui gli esseri umani erano totalmente integrati nella natura. Il secondo è il paradiso artificiale, sviluppato dall’intelligenza umana, fino alle dimensioni globali raggiunte oggi con la scienza e la tecnologia. Questo paradiso è fatto di bisogni artificiali, di prodotti artificiali, di comodità artificiali, di piaceri artificiali e di ogni altro genere di artificio. Si è formato un vero e proprio mondo artificiale che, con progressione esponenziale, ingenera, parallelamente agli effetti benefici, processi irreversibili di degrado e consunzione del mondo naturale. Il Terzo Paradiso è la terza fase dell’umanità, che si realizza nella connessione equilibrata tra l’artificio e la natura.
Terzo Paradiso significa il passaggio a uno stadio inedito della civiltà planetaria, indispensabile per assicurare al genere umano la propria sopravvivenza. A tale fine occorre innanzi tutto ri-formare i principi e i comportamenti etici che guidano la vita comune.
Il Terzo Paradiso è il grande mito che porta ognuno ad assumere una personale responsabilità nella visione globale.
Il termine paradiso deriva dall’antica lingua persiana e significa “giardino protetto”. Noi siamo i giardinieri che devono proteggere questo pianeta e curare la società umana che lo abita.
Il simbolo del Terzo Paradiso, riconfigurazione del segno matematico dell’infinito, è composto da tre cerchi consecutivi. I due cerchi esterni rappresentano tutte le diversità e le antinomie, tra cui natura e artificio. Quello centrale è la compenetrazione fra i cerchi opposti e rappresenta il grembo generativo della nuova umanità.


Michelangelo Pistoletto, 2003
 
 
Nel 2005 il Terzo Paradiso viene presentato quale evento nell’ambito dalla 51a Biennale di Venezia attraverso la mostra “L’isola interiore: arte della sopravvivenza”, curata da Achille Bonito Oliva, nel corso della quale sono organizzati eventi, incontri e workshop con la partecipazione, tra gli altri, di Gilberto Gil in qualità sia di musicista che di Ministro della Cultura del Brasile.
Il Terzo Paradiso dal 2005 a oggi è diventato una grande oper-azione collettiva, grazie alla collaborazione tra il Dipartimento Educazione Castello di Rivoli Museo d’’Arte Contemporanea e Cittadellarte: il tema è stato declinato in happening a cui hanno partecipato migliaia di persone, bambini e adulti, in molte città, per proporre un messaggio di rispetto verso la natura e gli spazi urbani, attraverso un coinvolgimento creativo che pone l’’arte al centro della trasformazione sociale responsabile.
Nelle azioni collettive questa forma simbolica è stata tracciata a partire da vari materiali di scarto e riciclati, come reti da cantiere, stracci, alluminio, per sollecitare l’’assunzione della responsabilità sociale collettiva e la riflessione sulle tematiche della sostenibilità ambientale.

Dal 2007, con la collaborazione tra Pistoletto e Gianna Nannini, a cura di Zerynthia – RAM Radioartemobile, il Terzo Paradiso assume la forma di un work in progress multimediale.

Eventi live, esposizioni in Italia e all’estero e attività online costruiscono una piattaforma di relazione che intende stimolare e produrre una trasformazione della società in chiave sia locale che globale attraverso la diffusione del messaggio/mito del Terzo Paradiso.

Nel 2010 Michelangelo Pistoletto è autore del saggio “il Terzo Paradiso”, edito da Marsilio.
Acquista il libro nell’online store di Cittadellarte

Sempre nel 2010, precisamente il 27 maggio, Michelangelo Pistoletto traccia il solco del “Terzo Paradiso” ad Assisi: l’opera di land art segna l’inizio dei lavori di restauro del Bosco di San Francesco, a cura del FAI.

Nel 2012 ha preso il via Rebirth-day, la festa del Terzo Paradiso, la giornata universale del cambiamento.
Dal manifesto di Rebirth-day:
È venuto il momento di dare inizio al Terzo Paradiso nel quale l’umanità riuscirà a conciliare e coniugare l’artificio con la natura, creando un nuovo equilibrio esteso a ogni livello e ambito della società. 
Si è avviato il processo di gestazione di Rebirth-day, prima giornata universale della rinascita. Tutti possiamo partecipare con iniziative personali o collettive che comportino proposte, azioni, attività coerenti con il processo di trasformazione responsabile della società enunciato nel Terzo Paradiso.
Terzo Paradiso - La Mela Reintegrata
Una nuova opera di Michelangelo Pistoletto per Milano
3 - 18 maggio 2015, Piazza del Duomo, Milano
 
Una mela di straordinarie dimensioni rivestita da un prato verde e con un “morso” reintegrato grazie a una cucitura metallica, simbolo dell’armonia possibile tra natura e artificio.
 
 
 
Domenica 3 maggio alle ore 10, in occasione della festa di inaugurazione di “Via Lattea”, l’opera verrà mostrata alla cittadinanza alla presenza del Maestro Pistoletto accompagnata da una suggestiva performance.
 
Dal 3 al 18 maggio 2015 Piazza del Duomo a Milano cambierà volto grazie al “Terzo Paradiso - La Mela Reintegrata”, una nuova opera di Michelangelo Pistoletto dal potente impatto visivo ed emotivo, a cura di Cittadellarte – Fondazione Pistoletto e realizzata da un’idea e in collaborazione con il FAI – Fondo Ambiente Italiano, con il Patrocinio e il sostegno del Comune di Milano e il Patrocinio di Expo Milano 2015
 
 
 
19 Settembre 2012 | ore 20.00 
Piazza Duomo, Milano 

Michelangelo Pistoletto 
Il Terzo Paradiso
per il Manifesto della sostenibilità per la moda italiana

evento a cura di Camera della Moda Milano
 

Video ufficiale di Gangvideo | Courtesy Camera della Moda di Milano
 
Il 19 settembre 2012 alle ore 20.00, in apertura della settimana della Moda, in Piazza Duomo a Milano si svolge la performance artistica Il Terzo Paradiso, di Michelangelo Pistoletto (maggiori informazioni sul Terzo Paradiso). 
Il simbolo del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto è ricreato in Piazza Duomo grazie alla collaborazione di mille studenti delle scuole di moda, arte e design di Milano. 
Uno speciale evento live che intende stimolare e promuovere una trasformazione della società attraverso la diffusione del messaggio/mito delTerzo Paradiso.

immagine da www.repubblica.it   |   vai alla galleria di immagini  

Grazie all'attività svolta in questi anni da Michelangelo Pistoletto e Cittadellarte si arriva oggi a saldare un'alleanza con uno dei massimi rappresentanti della moda, ovvero Camera della Moda. Il significato di questa collaborazione non si esaurisce in un evento ma suggella l'alleanza lungo un percorso operativo e sperimentale dove l'arte e le imprese si trovano fianco a fianco.
Il FAI - Fondo Ambiente Italiano presenta l’inaugurazione del Bosco di San Francesco ad Assisi, venerdì 11 novembre alle ore 12.30 in Piazza Superiore San Francesco, alla presenza del Ministro per i Beni e le Attività Culturali Giancarlo Galan il FAI presenta l'inaugurazione del Bosco di San Francesco.

Oltre il muro che delimita la piazza della Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi si apre un ambiente naturale intatto di boschi, ulivi, coltivi, colline e pianura con case coloniche e piccole pievi.
60 ettari di questo paesaggio - il Bosco di San Francesco - sono stati donati nel 2008 da Intesa Sanpaolo al FAI che ha iniziato a realizzarvi un importante restauro paesaggistico, che ha riguardato il ripristino dei sentieri, un primo risanamento della vegetazione boschiva e dei coltivi e il restauro del complesso benedettino femminile di Santa Croce del XII secolo.

Michelangelo Pistoletto, in una radura del Bosco dominata da una torre medievale, ha realizzato una estesa opera di land art intitolata “Il Terzo Paradiso”.

Il Terzo Paradiso per dare il via al restauro paesaggistico più importante mai affrontato dal FAI.
Il 27 maggio 2010, giorno dell'apertura ufficiale dei lavori di restauro del Bosco di San Francesco ad Assisi, Michelangelo Pistoletto ha tracciato il solco dell'opera di land art donata alla Fondazione “Il Terzo Paradiso”, simbolo dell'armonia definitiva tra uomo e natura.
 

Il cantiere di restauro del Bosco di San Francesco ad Assisi, donato alla Fondazione nell'ottobre 2008 da Intesa Sanpaolo, è reso possibile da Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, Intesa Sanpaolo, Enel, Regione Umbria, Fondazione Telecom Italia, Comunità Montana dei Monti Martani, Serano e Subasio, e inoltre da Aboca, Andreas Stihl, Fondazione Zegna, Francesco e Giovanni Cataldi, Franco Cosimo Panini Editore, Ikea.

Michelangelo Pistoletto traccia il solco del "Terzo Paradiso" nel Bosco di San Francesco ad Assisi: l'opera di land art rappresenta l’inizio dei lavori di restauro paesaggistico del Bosco.


Sessanta ettari di tipico paesaggio umbro dominato dalla Basilica di San Francesco, un luogo non solo geografico, reso immortale da San Francesco, che ne fece il più alto modello di armonia e convivenza tra Uomo e Natura.
Proprio in una radura del Bosco, Pistoletto interviene con la sua “installazione naturale”, il suo sentiero tra gli ulivi.
Il FAI, attraverso il recupero del Bosco e l’intervento di Michelangelo Pistoletto, si propone di mettere a disposizione del pubblico non tanto e non solo un luogo speciale, naturale e magico al tempo stesso, ma anche e soprattutto di dare la possibilità al visitatore di vivere un’esperienza spirituale che sappia fondere insieme le percezioni fisiche e le loro conseguenze interiori.

Camminando per i due chilometri e mezzo della passeggiata, che unisce la Basilica di San Francesco alla radura dove sorge l’opera di Pistoletto, i “pellegrini del XXI secolo” potranno riflettere su tre diversi atteggiamenti dell’uomo con la natura.
Nella prima parte del cammino – quella che attraversa la Selva (di proprietà del Sacro Convento) - potranno immergersi in quel rapporto contemplativo in totale armonia e rispetto della natura proprio della parabola francescana.
Proseguendo il cammino, ecco un secondo momento, ispirato dalle presenze della filosofia di vita benedettina presenti nel Bosco.
Il terzo momento, quello finale, rappresentato dalla “stazione” culturale del Terzo Paradiso - dove mondo naturale e mondo artificiale si fondono -  pone di fronte a un inevitabile esame di coscienza, a un momento di autocritica e di assunzione di responsabilità che prenda in considerazione il nostro rapporto alterato con l’ambiente.

Ma che cos’è il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto nel Bosco di San Francesco?
All’apparenza, un semplice e bellissimo uliveto. A guardare meglio, un uliveto unico al mondo: tracciato su un’area di 90 x 35 metri - per un totale di oltre 3.000 metri quadrati - ha un disegno a tre cerchi che ricorda e rilegge il simbolo dell’infinito, è costituito dallo sviluppo di un doppio filare di 160 ulivi, ciascuno alto circa 3 metri e con una fronda di 2 metri e mezzo. Nel centro dell’opera, un’asta d’acciaio dell’altezza di sei metri, a significare l’unione tra Cielo e Acqua, che si trova nel sottosuolo.
Il Terzo Paradiso, nelle intenzioni dell’artista, è la fusione tra il paradiso in cui la vita sulla Terra è totalmente regolata dalla natura e un secondo paradiso, creato dall’uomo e basato su bisogni, prodotti, piaceri e comodità artificiali. Il Terzo Paradiso è la sintesi tra questi due mondi, ovvero la possibilità di restituire vita alla Terra attraverso quegli strumenti - come la scienza, la tecnologia, l’arte e la cultura - che caratterizzano la nostra vita interiore.
Per l’occasione, il FAI lancia una campagna di adozione dei 160 ulivi, un modo per legare il nome del donatore a un’opera d’arte che sarà patrimonio dell’Italia e del mondo. Michelangelo Pistoletto disegnerà su una lastra specchiante il simbolo del Terzo Paradiso, lo autograferà e lo donerà a tutti coloro che adotteranno un ulivo della sua opera.

special thanks ad Anna Zegna - Fondazione Zegna

leggi l'articolo su "La Stampa"
L'isola interiore: l'arte della sopravvivenza
a cura di Achille Bonito Oliva, Venice International University, con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri


M. Pistoletto (2005), Il simbolo del Terzo Paradiso, un solco tracciato nella terra, isola di San Servolo, Venezia
 
 
"L’isola non è soltanto una realtà geografica ma anche simbolica.
Nell’immaginario collettivo sintetizza temi e miti che l’arte ha sempre rappresentato. Sopravvivenza, ritorno, partenza, naufragio, nostalgia e approdo costituiscono gli aspetti interiori di un’isola vagheggiata dall’arte in molteplici forme.
(...) Così Pistoletto sposta la collettività della sua “cittadellarte” da Biella all’isola di San Servolo, rendendola creativamente partecipe di un sogno concreto, quello di incidere non sulla quantità, cui è legato il semplice concetto di sopravvivenza, ma sulla qualità, mediante un lavoro collettivo che agisce sulle forme degli oggetti di uso quotidiano.
Pistoletto accetta di assumere una nuova identità, passando da soggetto individuale a soggetto collettivo della creazione artistica, con la possibilità di fare dell’isola di San Servolo una fabbrica di idee, oltretutto in sincronia stanziale con l’università internazionale che già vi abita. L’arte così smette la sua eterna veste platonica per assumere una identità fattiva e a contatto con le cose. Come ci dimostra la produzione disseminata tra Marsiglia, Arles, Anversa, Sarajevo, Beirut, Biella ed altre città del mondo, di Pistoletto e gli altri artefici del suo collettivo. Abbiamo avuto tavoli mediterranei, cappelle multiconfessionali, porte in forma di cornice con su scritto “arte e politica”, barche di laguna con “love difference” scritto sulla vela, vetrine di gelati e divani rossi, tutte opere che ci confermano che la “cittadellarte” c’è e lotta con noi. San Servolo diventa l’isola interiore che custodisce i tesori dell’essere, dell’avere, del volere e del sapere."
Achille Bonito Oliva
 
L'Isola di San Servolo ospita Cittadellarte con la sua missione di "ispirare un cambiamento responsabile nella società attraverso idee e progetti creativi".


Partner e sostenitore del progetto “L’isola interiore: l’arte della sopravvivenza” è la Fondazione Ermenegildo Zegna con cui Cittadellarte ha attivato fin dal 2000 una significativa collaborazione progettuale. L’iniziativa è sostenuta anche dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, dal Ministero per gli Affari Esteri con la collaborazione della Provicia di Venezia e della San Servolo Servizi
 
Michelangelo Pistoletto a colloquio con Massimo Melotti
15 maggio 2005, Biella
 
 
P: Michelangelo Pistoletto
M: Massimo Melotti
 
P: Il Terzo Paradiso è il tema che sta alla base del mio intervento a Venezia sull’isola di San Servolo. Ho arato nel terreno un solco che traccia in grande dimensione il simbolo del Terzo Paradiso.
 
M: Un segno forte che qui, in occasione della Biennale di Venezia, attesta un percorso. Sarebbe però opportuno segnare, marcare quasi, le tappe più significative tramite le quali sei arrivato a questa installazione che tu chiami Terzo Paradiso. Si correrebbe il rischio di intendere il Terzo Paradiso come un’opera a sé stante, mentre invece è il risultato di un percorso creativo, che è partito da molto distante, che si è evoluto nel tempo, sempre apportando nuovi elementi, i quali fanno parte di un solo ragionamento, di un’opera complessiva.
 
P: Ho risposto, man mano, in maniera articolata e con soluzioni differenti a una serie di necessità di fondo. Potremmo dire che una prima risposta reale a queste necessità si trova nel Manifesto Progetto Arte del ’94.
 
M: Quella tua dichiarazione, una sorta di documento programmatico, già racchiudeva l’impalcatura teorica che porterà alla realizzazione di Cittadellarte.
P: Gli argomenti di fondo erano già posti in evidenza con quel manifesto.
M: Un manifesto allora definito dai più “utopistico” ma che si è rivelato una vera e propria base teorica. Una base su cui si fonda la tua successiva produzione, che vede oggi Cittadellarte come opera globale.
P: Sì. Un altro punto di riferimento si può individuare nel Segno Arte del ’76, in quanto anche il Terzo Paradiso è impostato simbolicamente su un segno, quello del Nuovo Infinito. Esiste però una differenza importante tra i due segni: il Segno Arte ha valenza individuale, il Nuovo Segno d’Infinito invece ha valenza collettiva.
M: Quindi ci sono già due importanti componenti: una è quella della realizzazione di Cittadellarte, perché nel frattempo quello che era il manifesto, l’impianto teorico, si viene a realizzare concretamente e, ciò che era considerato utopico, diventa realtà. Cittadellarte ne è ormai testimonianza viva e operante.
P: Diventa luogo…
M: Un luogo di pensiero, di incontro delle diversità, diventa anche un luogo di scambio culturale, di attività creativa. E su quest’attività nascono riflessioni che, secondo me, sono una delle componenti sulle quali si basa il Terzo Paradiso.
Altra componente è data dall’aspetto simbolico che appare evidente nella tua produzione e acquista un significato sempre più importante, diventa un elemento che emerge o sembra quasi comparire sua sponte, di sua volontà in questo confronto.
P: E’ sorta, per me, la necessità di usare elementi simbolici. Prima del ‘76, quando è nato il Segno Arte, rimanevo su una posizione di estraneità rispetto alle tematiche simboliche. Non ero interessato a realizzare dei segni come simboli, perché il mio lavoro era totalmente basato sulla specularità, sullo specchio. Ritenevo che lo specchio, nei Quadri Specchianti, avesse assorbito e anche dissolto tutti i simboli, che esso fosse fondamentalmente antisimbolico.
M: Per il suo divenire, per la sua capacità di collegare tempi e spazi diversi, di mettere tutto in discussione.
P: Per la mutevolezza di ogni elemento che è parte della riflessione speculare. Quindi lo specchio aveva risucchiato in sé qualsiasi simbolo, se ne era appropriato.
M: Anche perché lo specchio potrebbe essere definito un metasimbolo in quanto potrebbe racchiuderli tutti.
P: Un archetipo attraverso il quale possono cominciare a emergere simboli, l’archetipo tipico della riflessione, significazione diretta dell’esistenza. Ogni cosa fisica esiste come elemento autonomo e senza riferimento intellettuale, mentre lo specchio è di per sé riferimento di qualcosa che esiste. Dunque è già predisposto ad essere simbolo, simbolo di tutto il reale. La necessità di far sortire pian piano simboli dallo specchio sorge quando i fenomeni che affronto nella vita chiedono di essere individuati in profondità e nello stesso tempo essere…
 
M: Scandagliati, approfonditi…
P: E conseguentemente dichiarati. Allora, in questo senso, i simboli diventano parte dell’operazione necessaria per comunicare ciò che si sta facendo. Comunicare l’azione, comunicare i contenuti dei processi che si vanno sviluppando. Dallo specchio nascono segni che diventano un linguaggio. Dalla totalità speculare che ha ridotto a zero i simboli linguistici nascono i vocaboli che danno voce al nuovo pensiero.
M: Questo specchio che abbiamo definito un meta-simbolo, che è una macchina per pensare, per riflettere, a poco a poco elabora e “butta fuori” una serie di oggetti e figure che sono simboli, in quanto già caricati di valori peculiari.
P: Una traccia disegnata, marcata, corrisponde a un pensiero o a un oggetto. I nuovi pensieri e le nuove realtà necessitano di simboli adeguati. E’ così che nasce un linguaggio inedito.
M: Comunque sono simboli in quanto sono già carichi di significati, hanno già all’interno una loro storia, una serie di pensieri e di convinzioni.
P: I simboli possono avere una storia in quanto essi sono, nella loro diversità, sempre presenti nella società umana e ciascuno porta con sé una potenzialità archetipale.
M: Il simbolo si dichiara, matura, perché nel suo passato c’è una storia precedente che l’ha fatto diventare simbolo e in questo senso lo specchio ha questa funzione catartica, di creazione e di concentrazione.
P: Però, adesso siamo arrivati a questi simboli da me segnati, disegnati…
M: Che sembrano uscire quasi dallo specchio.
P: E’ uno specchio che congiunge la memoria e il divenire. Il mio lavoro degli specchi è sempre una riflessione che va tanto indietro nel passato quanto avanti nel futuro.
M: Quindi, a un certo punto, nella tua produzione artistica nascono questi elementi che sono fortemente caratterizzati, sono dichiaratamente dei simboli.
P: Sono dichiaratamente dei simboli. Il segno d’infinito che viene dalla tradizione, acquista nuova forma e nuova valenza. Tra i due cerchi nasce un terzo cerchio. Dal connubio dei due cerchi contrapposti nasce un terzo cerchio che significa generazione di vita. Un ventre gravido di nuova vita che si delinea tra due elementi generatori, fino ad ora rimasti sterili.
M: Tu utilizzi il simbolo, che è già ovviamente portatore di una sua, tra virgolette, simbologia e storia, che è già carico di significati. Su questo simbolo intervieni dando altri, anzi, direi, più aggiungendo che dando nuovi significati o dilatando i significati precedenti, senza togliere la storia del passato.
P: C’è un intervento sui vecchi simboli. Trovo nel passato le ragioni dei simboli, ma, nello stesso tempo, cerco di portare a quei simboli le ragioni di oggi, le ragioni attuali di una visione rivolta sia al passato che al futuro.
Ci sono due segni fondamentali da me percepiti come persona che vive in quest’epoca: uno è il segno dell’infinito e l’altro è il segno della croce. Sono simboli che vengono dalla storia e che in qualche maniera devo comprendere nel mio presente, tra passato e futuro. Sono simboli importantissimi che, anche in quanto artista, non posso portarmi dietro senza farne oggetto di riflessione e d’intervento. Altrimenti sarebbe l’arresto del pensiero come processo della vita stessa.
M: Rimandando ad altra occasione un ragionamento sul simbolo della croce, che richiede di per sé un approfondimento adeguato, vorrei che tu descrivessi meglio come configuri o trasfiguri questo simbolo d’infinito.
P: Il simbolo è disegnato da una linea che continua senza fine. La linea non può consumarsi nel procedere così come non può raggiungere un punto finale, poiché contraddirebbe il concetto stesso d’infinito. Sia nell’antico che nel nuovo segno d’infinito, la linea non si esaurisce mai. Nel primo caso, gira e ritorna indietro per incrociare se stessa e ripartire dalla parte opposta, formando così due cerchi congiunti in un punto.
Questa immagine corrisponde perfettamente al fenomeno che si produce tagliando a metà uno specchio.
Lo specchio di sinistra si riflette nel destro, lo specchio di destra si riflette nel sinistro, all’infinito. Il rispecchiamento dell’esistente, inteso nella sua totalità, si divide così in due parti, ciascuna delle quali ha le stesse proprietà dello specchio unico e totale. I due specchi corrispondono idealmente ai due cerchi del vecchio segno d’infinito e il taglio che li congiunge e li divide corrisponde al punto in cui si incrocia la linea continua che disegna il simbolo dell’infinito.
L’opera Divisione Moltiplicazione dello Specchio, che ho realizzato nel 1976, va oltre il rapporto che ho appena descritto. I due specchi, diversamente dal segno tracciato, non sono costretti a giacere su un unico piano, bensì possono muoversi sull’asse del taglio che li ha divisi e dar vita, come accade nel mio lavoro, a un rispecchiamento reciproco che produce all’interno della coppia di specchi una proliferazione di specchi riflessi che può crescere all’infinito.
Questo avviene quando i due piani specchianti sono portati a combaciare frontalmente. La divisione dello specchio unitario produce lo stesso movimento di andata e ritorno compiuto dalla linea del Segno d’Infinito, ma porta oltre alla dualità proposta dalla figura del vecchio simbolo. L’opera specchiante fa nascere, dalla rifrazione interna dei due specchi, un terzo specchio. Questo elemento è il primo nato dall’accoppiamento dei due specchi, che metaforicamente possiamo chiamare “genitori”.
La moltiplicazione degli specchi si genera all’infinito man mano che gli specchi si spostano ad angolo l’uno verso l’altro. Bisogna considerare che quanto avviene nella virtualità speculare corrisponde esattamente a ciò che accade nella dimensione biologica, in cui la suddivisione delle cellule genera gli esseri viventi. Dunque il terzo cerchio che descrive il nuovo segno d’infinito definisce simbolicamente, al suo interno, lo spazio del Terzo Paradiso destinato alla futura progenie umana.
M: Questo è il percorso simbolico che poi realizzi nella creazione della tua opera.
P: La posizione contrapposta dei due cerchi esprime il concetto di bipolarità, dunque di fattori tra loro contrari come il positivo e il negativo (così come il maschile e il femminile). La nascita del Terzo Paradiso avviene per l’incontro procreativo di due mondi: quello retto dalla natura, che chiamiamo Paradiso Terrestre e quello prodotto dall’uomo che chiamo Paradiso Artificiale. La contrapposizione che si è andata sviluppando tra le due sfere produce una carica distruttiva di incalcolabili proporzioni, la quale richiede una pronta risoluzione costruttiva. Il sistema artificiale sta consumando e inquinando in maniera sempre più accelerata la Terra, che contiene le sostanze essenziali alla vita. La necessità di sopravvivenza umana richiede oggi di dare una decisa virata alle prospettive di progresso finora seguite.
M: Abbiamo dato un’interpretazione del Terzo Paradiso passando attraverso i simboli.
P: Penso alla natura come ad una realtà che produce una propria intelligenza attraverso un sistema costante e immanente, in cui il “caso” svolge un ruolo determinante. Gli umani, a loro volta, sono spinti a creare un’intelligenza che sviluppano in modo progressivo. Progressione che non conosce limiti e che, perciò, può portare alla catastrofe. Una catastrofe creata dall’intelligenza umana non inficia l’universo naturale, in quanto i danni provocati dall’uomo non incidono sulla sensibilità della natura, poiché questa è sempre pronta a tutto. Ma incidono su chi li ha provocati, cioè sugli esseri umani. Il concetto di Terzo Paradiso unisce l’egoismo alla generosità.
L’uomo lavorando sapientemente e responsabilmente per garantirsi la sopravvivenza finirebbe per far dono di sensibilità, oltre che di intelligenza, alla natura.
M: Una caratteristica di questa società è di essere improntata ad un’estremizzazione del consumismo, alla necessità di creare anche bisogni che non ci sono, necessità artificiali...
P: Non si cerca più soltanto di appagare le necessità che si presentano, ma si creano bisogni che hanno poi la necessità di essere appagati: bisogni drogati. Possiamo dire che l’artificio è il risultato della creatività umana; come dice la parola stessa: “arte-fare”, “fare arte”. Non avrei alcunchè da obiettare sulla crescita di tutti gli artifici possibili e immaginabili. Dobbiamo però renderci conto che ciò porta conseguenze che, come ormai tutti sappiamo, costituiscono una seria minaccia per il proseguo della vita umana sul pianeta.
M: Abbiamo visto che il concetto di Terzo Paradiso simbolicamente si evolve dal Nuovo segno di infinito. Nella tua riflessione si crea un terzo ventre, una terza sfera…
P: Già negli anni Settanta avevo fatto un lavoro composto da due sfere: una palla rossa e una sfera specchiante. Da queste nasceva una terza sfera risultante dal riflesso della prima nella seconda.
M: La rappresentazione visiva di questi concetti in effetti la possiamo già trovare in alcuni tuoi lavori degli anni Settanta.
Il concetto di procreazione si trova emblematicamente e sinteticamente nel lavoro specchiante Tre (1975) e, ancor più esplicitamente, in un'altra opera specchiante La fecondazione (1973-75) in cui un ragazzo e una ragazza si tengono per mano e le loro dita intrecciandosi si moltiplicano e paiono simboleggiare una nuova vita.
Ma vi è un lavoro ancor più emblematico in riferimento proprio a ciò che dicevi, che possiamo assumere come vera e propria metafora visiva dei concetti espressi: La sfera dell’immagine (1973-75). L’opera mette in relazione due forme uguali ma di diversa superfice e consistenza, oltre che dotate di differente mobilità, a causa del diverso peso: leggerezza della palla e pesantezza dell’acciaio. Ponendole una accanto all’altra il punto di contatto genera, come hai ricordato, per rispecchiamento, una terza immagine, somma di entrambe.
P: Si potrebbe dire che la sfera riflettente è la sfera dell’intelligenza umana e la sfera opaca è quella della natura. Il problema è che sfruttiamo spietatamente la nostra intelligenza. Abusiamo della nostra intelligenza così come abusiamo della natura. Anche il bene è una sfera e il male è una sfera. Mi interessa ciò che accade nell’incontro, guardare nella sfera che nasce dall’incontro di questi due opposti.
M: In questo confrontarsi che hai messo in evidenza, sarebbe utile anche di sottolineare che il percorso artistico si può attuare solo nel momento in cui si pone una diversa funzione dell’arte. L’arte viene posta al centro di una trasformazione. Gli strumenti di cui ci serviamo per comprendere il mondo, a questo punto, devono prendere atto o, comunque, devono fare riferimento a un ruolo centrale dell’arte.
P: Una coscienza nuova dell’arte.
M: Meglio: una nuova coscienza creata da una nuova funzione dell’arte.
P: L’artista si rende conto che l’arte può essere considerata come la sorgente di tutto quello che consegue nelle funzioni dello spirito umano. E’ all’origine del processo che porta l’uomo a staccarsi dal sistema automatico della natura per rendersi autonomo: dalla dipendenza automatica all’autonomia. Dunque, tutto quello che si produce sul piano umano ha una radice: l’arte.
A questo punto del processo evolutivo, l’arte ritorna di nuovo totalmente responsabilizzata, non più ignara del destino umano. Oggi l’artista riflette davanti a una sfera specchiante su tutto ciò che è stato.
M: Il Terzo Paradiso a questo punto, configurato simbolicamente, si può anche definire in una sua dimensione ontologica, in una sua dimensione esistenziale e poi di modalità d’attuazione.
P: Vi è una creatività distruttiva che si esprime con la violenza e con la guerra. Può essere implicitamente distruttiva anche quando è produttiva. La scienza è di grande aiuto quanto può creare danni. L’assunto consiste nell’individuare nuove capacità dell’intelligenza umana, portarne la genialità e la creatività a far convergere la scienza e ogni altro sapere verso la ricerca di equilibrio con la natura e di rapporto responsabile tra le persone. Questi due aspetti sono ormai inseparabili. E’ giunto il tempo, improrogabile, per un passaggio evolutivo della mente umana che porti a convivere e sopravvivere sul pianeta terra. Si tratta di fare i conti con la storia e salvare il meglio.
Cercare cioè di modificare ciò che porta danni alla nostra esistenza. La sopravvivenza è estetica, etica e fisica.
M: Nel momento in cui l’artista dichiara questo e lo pone nella sua interezza e comprensione, assume una funzione per così dire messianica?
P: Oggi, anche quando si parla di un’impresa, di una azienda, si usa la parola missione, la mission. Forse parlare di funzione messianica significa dire che c’è una missione. C’è un tendere verso qualcosa che s’immagina debba essere in qualche maniera raggiunto. L’uso di parole come messianico, così legate alla concezione religiosa, può apparire esageratamente ambizioso mentre, secondo me, c’è addirittura il rischio che il termine porti un significato limitativo. Questo perché l’arte, proprio per la radice creativa che rappresenta della storia umana, si antepone e va oltre il limite del religioso e del politico. Assume connotati e valenze primarie, sia nella visione del divenire, che nella retrospezione.
M: Non si pone un confronto con le religioni o le ideologie?
P: Si toccano i principi da cui sono generate le politiche, le religioni. E’ su quelli che si deve agire, in quanto aprono uno spazio d’azione e offrono una possibilità d’intervento che, essendo dell’arte, mantengono quella adogmaticità, quella libertà, quella capacità…
M: Di essere a priori rispetto agli altri…
P: Soprattutto assumendo una responsabilità centrale. Centralità che l’artista ha acquisito nel XX secolo, ponendo il segno individuale come riferimento assoluto e universale. Quest’assoluto soggettivo deve essere considerato come principio di autonomia del fenomeno artistico stesso, quindi trasposto dal piano individuale a quello sociale.
M: Centralità del fenomeno artistico e anche apriorità rispetto alle altre forme del sapere.
P: Certamente, perché l’arte si trova spinta sulla punta della responsabilità. Si torna dove nasce la libertà di creare, si ritorna a trovare la responsabilità dell’arte. Se le storie delle religioni...
M: O anche delle ideologie…
P: Le religioni, ancor più delle ideologie, possono contare secoli o millenni di durata, ma la storia dell’arte è più antica. Comunque, oggi il problema da risolvere richiede la partecipazione di tutti, una partecipazione sentita che si sta sviluppando e comprende scienziati, filosofi, economisti, sociologici e anche politici.
M: Uno sviluppo etico…
P: Si comincia a lavorare introducendo un’attenzione ecosolidale e si cercano nuove regole per lo sviluppo e la competizione. E’ tuttavia necessario che le ricerche di tipo pratico siano accompagnate da un processo mentale che permetta alla gente di incominciare a vivere con nuove motivazioni. Non possiamo continuare a pensare che il potere debba essere inteso come accumulo di ricchezza. Questa impostazione libera forti componenti negative. Componenti che nell’esercizio del potere, purtroppo (ed è il lato più perverso), assumono quasi sempre un aspetto positivo, vengono presentate da chi detiene il potere come condizioni senza le quali pare non vi sia salvezza. La gente viene guidata sempre seguendo un obiettivo: quello di mantenere uno stato di credulità, cioè una “fede” che allontana l’autonomia di pensiero. L’arte non può seguire questo sistema. Non può rinunciare alla maestria creativa che la porta ormai a cercare di riplasmare la società.
M: Ma tutto ciò si pone come riflessione generale su un sistema globale e come denuncia oppure pensi che esista una possibilità di intervento diretto?
P: La critica non è più sufficiente, bisogna proporre e realizzare, non solo criticare. Cittadellarte, tu lo sai, ha tante porte, quella dell’economia, ad esempio. Su questa porta c’è scritto: Banca dei Valori Umani, non dei valori monetari. Un’altra porta si apre sulla politica con la scritta Love Difference (Amare le Differenze). Ed un’altra ancora si apre sul versante della produzione, al quale ho dedicato lo slogan: “Ogni prodotto assume responsabilità sociale”. Di porta in porta Cittadellarte si mette in comunicazione creativa con l’intera rete denominata Geografie della Trasformazione di cui fanno parte istituzioni in sintonia con i nostri obiettivi. Dall’Università delle Idee UNIDEE, primo organismo nato otto anni fa all’interno di Cittadellarte, sono usciti giovani, venuti dalle diverse parti del mondo, in grado di operare attivamente nella direzione di una creatività socialmente responsabile.
 
cittadellarte – colloqui a cura di Maria Pioppi
RAM radioartemobile presenta Il Terzo Paradiso
dal 19 novembre 2007 al 16 dicembre 2007, NCCA - National Centre for Contemporary Arts, Mosca


Il centro concettuale della mostra è il Nuovo Segno d’Infinito di Pistoletto che si espande in tutto lo spazio su grandi lastre di alluminio in una ripetizione infinita.
L’installazione si completa con l’Orchestra di stracci, e la “scultura vocale” Mama di Gianna Nannini. Le due opere si avviluppano, si mescolano, si abbracciano, svolgendosi in sintonia e condivisione di pensiero: la musica diventa veicolo di comunicazione per tradurre in mito il concetto espresso nel Terzo Paradiso

La collaborazione tra i due artisti, con la regia di RAM radioartemobile, si apre alla creazione di un network internazionale di musicisti e diventa Terzo Paradiso / Mama - freestyle music

Al National Centre for Contemporary Arts di Mosca, la mostra si arricchisce della presenza dei Testimoni: un numero di personalità della cultura, della scienza, dell’arte sono chiamati a fornire la loro adesione consapevole e a dilatare il cerchio della condivisione che scaturisce dalla vibrazione del Terzo Paradiso accentuandone l’eterodossia.
 
La mostra è stata realizzata con il supporto dell’ Istituto Italiano di Cultura a Mosca.

Per l’occasione il National Centre for Contemporary Arts di Mosca ha pubblicato un catalogo (curato da Irina Gorlova) con i testi di: Leonid Bazhanov, Achille Bonito Oliva, Angelo Capasso, Margherita Hack, Boris Yuhananov, Alberto Di Mauro, Viktor Misiano, Gianna Nannini, Vitali Patsukov, Elena Petrovskaja, Bruno Racine. sfoglia il catalogo
RAM radioartemobile presenta "Il Terzo Paradiso"
dall'8 febbraio al 28 aprile 2007, Spazio bunKerart, Milano



Il centro concettuale della mostra è il Nuovo Segno d’Infinito di Pistoletto che si espande in tutto lo spazio su grandi lastre di alluminio in una ripetizione infinita.
L’installazione si completa con l’Orchestra di stracci, e la “scultura vocale” Mama di Gianna Nannini. Le due opere si avviluppano, si mescolano, si abbracciano, svolgendosi in sintonia e condivisione di pensiero: la musica diventa veicolo di comunicazione per tradurre in mito il concetto espresso nel Terzo Paradiso.
Dal 21 aprile 2010 in tutte le librerie "il Terzo Paradiso" di Michelangelo Pistoletto, edito da Marsilio.

Il Terzo Paradiso è il nuovo mondo.

Il simbolo del Terzo Paradiso unisce la comunità umana.

Il Terzo Paradiso è un passaggio evolutivo nel quale l'intelligenza umana trova i modi per convivere con l'intelligenza della natura.




Leggi un estratto dal libro pubblicato da Marsilio